Storia

Le origini

Il Consorzio Armaioli Italiani affonda le sue radici nei frementi anni sessanta. All'inizio di questo decennio troviamo una società l'ArtArm, fondata con il preciso scopo di unire gli artigiani del settore per affrontare il mercato estero, quello greco in particolare.
Nel 1970 gli artigiani armaioli si danno una struttura più operativa e articolata fondando la Comunità Artigiani Armaioli.

Nel 1975 la Comunità Artigiani Armaioli Bresciani si trasforma in Consorzio. Pochi mesi dopo viene emanata la tanto discussa legge 110.
Cominciano gli anni della lotta per salvaguardare la pratica venatoria e il lavoro dell'armaiolo. Crivellati da decisioni legislative quanto mai vessatorie, supportate da un'opinione pubblica molto male informata, cacciatori e artigiani armaioli trovano nel Consorzio il loro sindacato. Fu scontro duro, una battaglia non ancora terminata: il Consorzio, che negli anni ha assunto una posizione molto importante nell'ambito della formazione delle leggi del settore, vigila costantemente affinché le decisioni del legislatore tengano conto delle esigenze di sopravvivenza dei fabbricanti di armi sportive e del mondo venatorio. Non solo: una delle principali preoccupazioni del Consiglio Direttivo del Consorzio è anche quella di garantire continuità al lavoro di artigiano armaiolo, assecondando la tradizione dei vecchi costruttori e salvaguardandone i principi fondamentali.
Per questo motivo, a più riprese, il Consorzio si è duramente battuto per mantenere attivo il corso di Maestro Armaiolo che, già nel 1975, per decisione ministeriale, rischiava di scomparire.

Nel 1976, il Consorzio, che conta quarantaquattro ditte associate, partecipa all'Esposizione Europea di Copenaghen. Da quest'anno il Consorzio sarà presente a tutte le più importanti manifestazioni internazionali del settore.

Gli anni Ottanta

L'alba degli anni Ottanta si presenta minacciosa, con pesanti nubi all'orizzonte: oltre ai problemi in materia legislativa sulla costruzione delle armi, si profila l'iniziativa radicale del referendum per l'abolizione della caccia. L'attività degli uomini del Consorzio si fa frenetica. Da una parte partecipano a dibattiti e tavole rotonde per spiegare le ragioni del no all'abrogazione della pratica venatoria, e dall'altra lavorano affinché gli esponenti politici si rendano conto di quanto importante sia la caccia non solamente dal punto di vista storico-economico ma anche per la tutela dell'ambiente.

I cacciatori da sempre mantengono i sentieri praticabili ed il bosco pulito, i capanni rappresentano il modello concreto dell'ideale della vita in montagna: pulizia, ordine e ospitalità verso chi capita. Il referendum sulla caccia sarà poi dichiarato non ammissibile dalla Corte Costituzionale.

Nel 1980, inoltre, il Consorzio si associa alla neonata Assoarmieri e partecipa alla prima edizione di EXA, manifestazione fortemente voluta dagli uomini del Consorzio e dalla Camera di Commercio di Brescia.
Gli anni seguenti vedono una crescita costante delle attività del Consorzio. Lotta per contrastare le iniziative che vogliono abolire la caccia (in particolare contro le proposte di referendum abrogativi dei radicali nel 1980-81 e nel 1989); discute con la direzione del Banco Nazionale di Prova in merito alle tariffe applicate alle varie prove delle armi (dal 1984 un rappresentante del Consorzio è membro del Consiglio di Amministrazione del Banco di Prova); partecipa e organizza convegni sul settore armiero e sulla caccia; pianifica, per i consorziati, la partecipazione alle mostre nazionali e internazionali di settore (alla Shot Show lo stand del Consorzio è divenuto il vessillo del Made in Italy); informa puntualmente sugli sviluppi legislativi in materia di caccia e di fabbricazione delle armi; organizza i corsi per l'ottenimento della licenza di fabbricante di armi.

Gli anni Novanta

Il decennio che chiude il millennio scivola via lungo una curva di tendenziale crescita delle attività del Consorzio. Attività che debordano dai confini della produzione armiera sia geografici della Valle Trompia, sia temporali.
Dal "qui e oggi" si passa in maniera più decisa e concreta al "dove e quando" incentivando la ricerca delle radici della tradizione armiera. In altri termini il presidente Pierangelo Pedersoli e il suo staff progettano un impulso mediatico e culturale all'attività del CAB e, di conseguenza, aumentano lo spessore e l'importanza dei lavoratori d'arma.

Le due videocassette Lavoro, Arte, Storia, Cultura del 1990 e Come nasce un'arma del 1995, rappresentano l'apice di una filosofia e di una progettualità volta a spalancare al mondo intero la porta sulla produzione dell'arma sportiva nella sua valenza storico-sociale. Non solo ma possiamo anche considerare l'aspetto interno e più radicale del lungo percorso del CAB: far prendere coscienza agli operatori della produzione armiera che, se esistono altri valori nel loro quotidiano impegno oltre al denaro, questi sono imprescindibili dalla terra in cui si è nati e nella quale si lavora.

Il nuovo millennio

Il decennio 2000-2010 si apre in maniera formidabile. "Il 2000 e il 2001 sono stati i più belli degli ultimi quindici anni" ha detto infatti Pierangelo Pedersoli. Sicuramente buona parte del merito va al Consorzio che ha cercato di cementare in un unico fronte gli operatori del settore.
A questo exploit farà da contrappunto però la crisi che dal 2003 inizia subdolamente ma progressivamente e in maniera sempre più decisa, a minare la solidità dei mercati e quindi delle aziende e delle attività artigiane.

Una crisi, come tutti sappiamo, che ha coinvolto tutti i settori produttivi, dall'edilizia all'informatica, senza lasciare respiro alle aziende (che, anche questo è fatto noto, non hanno potuto certo godere della comprensione del sistema bancario che, anzi, dal canto suo ha consolidato profitti invidiabili).

Il CAB si è trovato di fronte, quindi, a una sfida importante, strategica.
Ci si rimboccano le maniche: si aumenta la partecipazione alle fiere internazionali e nazionali; si moltiplicano e si rafforzano i corsi sia di Licenza, Fabbricazione, Riparazione e Vendita di Armi e Materiali Esplodenti, che di aggiornamento tecnico su temi specifici (dall'analisi dei materiali alla tecnica della tempratura degli acciai); si intensificano i rapporti con le istituzioni per organizzare strumenti che diano un'immagine moderna e internazionale del territorio e della produzione della Val Trompia. Ma è nella seconda metà del decennio che il sommesso e sottile lavoro dei vertici del CAB produce i frutti più evidenti.

Nel 2005, anno nel quale il CAB festeggia i 35 anni di vita, viene avviato il corso TIMA (Tecnico dell’Industria Meccanica Armiera): scuola per la formazione del Maestro Armaiolo (il materiale da officina viene fornito dalla ditta Pietro Beretta e dalle azienda associate al Consorzio); nell'ambito del progetto Turismo Armiero viene inaugurato il Museo delle Armi e della Tradizione Armiera che è la prima mossa per dare gambe al progetto: siamo nel 2007 (la creazione del Museo era stata pianificata ed elaborata dal CAB fin dal 1996).

Nel maggio del 2009 viene approntato il primo corso di Aggiornamento Normativo con relatori qualificati provenienti direttamente dal Ministero dell'Interno.
Un risultato importante (il corso verrà infatti riproposto) perché nella confusione della normativa in materia di armi sportive (l'unico settore che non gode di una organica disciplina normativa) gli operatori (produttori, riparatori e commercianti) si trovano in balìa di una serie di obblighi e divieti che risalgono all'unità d'Italia.

Nel 2010 il CAB diviene una realtà di respiro nazionale e cambia il suo nome in Consorzio Armaioli Italiani, aprendosi sempre di più al 2.0, con progetti per la digitalizzazione e la tracciabilità (che sfoceranno poi in Portale Sigma) e aumentando l’offerta formativa, potendo ormai contare su di un vero e proprio Centro Studi e su Docenti di ineguagliabile esperienza e professionalità.

Il primo Corso di Tecnica Costruttiva: è un successo. Trentacinque assidui partecipanti provenienti anche dall'estero e da un po' tutte le regioni d'Italia (Sardegna compresa) confermano che la crescita qualitativa è una necessità alla quale ben poche realtà sono in grado di rispondere adeguatamente.
Il Consorzio, che con questo corso ha una volta di più colto le esigenze dei tempi portando Gardone e la Valle Trompia oltre i confini nazionali.

In questo modo, quindi, si tiene botta alla recessione mostrando al mondo come l'arma prodotta a Gardone Val Trompia rappresenti il meglio del meglio, sia dal punto di vista tecnico che estetico, perché non si è mai rinunciato alla forza racchiusa nelle mani d'uomo che hanno raccolto una sapienza antica.

Dal 2010 al 2020 alle proposte si aggiungono anche corsi pratici per appassionati, grazie ad un cambio di sede ed alla realizzazione, nei nuovi locali, di un’attrezzatissima Officina Didattica.
Le nuove aule corsi sono poi spaziose a sufficienza per incrementare la durata e la cadenza delle lezioni sulla normativa (Corso Licenza Armi e Munizioni), ma anche per ospitare i corsi di Balistica, Ricarica, Fochino da mina e Pirotecnico, Manutenzione dei fucili da caccia e tiro, Manutenzione delle armi antiche, storiche ed ex ordinanza, oltre a numerosi seminari di aggiornamento per produttori ed armieri.
I partecipanti arrivano da ogni parte della Nazione e anche dall’estero e il grado di soddisfazione, attentamente monitorato con appositi questionari, è altissimo.

Gli anni passano, insomma, ma il comparto delle armi sportive resta, anche oggi, trainante per l’economia del Distretto Economico Armiero. E il CONARMI resta, anche oggi, determinante per la coesione e la sinergia di tutti gli attori che, in questo comparto, agiscono. E a dimostrarlo sono i numeri.