Banco Nazionale di Prova Gardone Val Trompia

Sembra che già nel 1700 esistesse un Banco di Prova della Repubblica di Venezia ma scomparve con l'inizio del dominio austriaco. Il Banco di Prova italiano venne istituito con il Regio Decreto del 13 gennaio 1910 come consorzio tra Enti pubblici, ma cominciò a funzionare solo dal 1920 con i laboratori di Gardone e Brescia (chiuso poi nel 1930). Nel 1925 un'altra sezione, a Camerlata (CO) ebbe vita per un solo anno.

La sede attuale del Banco Nazionale di Prova, in Via G. Mameli 57/59 a Gardone Valtrompia fu inaugurata nel 1951. La prova delle armi, facoltativa all'inizio, divenne obbligatoria con il Regio Decreto del 20 dicembre 1923.

Il Banco di Prova italiano non agisce con criteri isolati, ma in conformità alle regole stabilite dalla Commissione Internazionale Permanente per la prova delle armi da fuoco portatili (C.I.P.) che, in forza della Convenzione di Bruxelles del 1969 (primo accordo nel 1914) ha definito, e continua a definire per i paesi aderenti, le regole e i criteri fondamentali cui i singoli Banchi devono attenersi in modo che il linguaggio tecnico sia comune a tutti. A prova di ciò le armi provate presso uno dei banchi nazionali di prova (Italia, Germania, Austria, Belgio, Spagna, Cile, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, Ungheria, Federazione Russa, Federazione Slovacca, Repubblica Ceca) sono riconosciute anche da tutti gli altri.

Il nostro Paese ha ratificato il trattato internazionale con la legge 993 dal 12 dicembre 1973 e le decisioni e le modifiche che ogni due anni emergono dall'Assemblea plenaria di tutte le delegazioni entrano in vigore automaticamente nel nostro ordinamento dopo 6 mesi. Il Ministero vigilante sul Banco Nazionale di Prova italiano è quello dell'Industria che nomina anche il direttore. Il Consiglio di Amministrazione del BNP si riunisce almeno due volte l'anno (obbligatoriamente) per il bilancio preventivo e quello consuntivo. I consiglieri sono 12: 3 per i produttori d'armi e 3 per quelli di munizioni (tutti nominati dal Ministero su proposta), 3 ministeriali e 3 per gli Enti locali bresciani.

Alle radici del Banco di Prova ci sono numerose leggi dello Stato. L'hanno istituito nel 1910, elevato successivamente al rango di Ente pubblico, ne hanno regolato interamente la vita e l'attività cioè quella di esercitare una funzione pubblica di controllo, verificare e certificare la buona qualità e sicurezza delle armi da fuoco portatili e delle munizioni commerciali.

L'aspetto pubblico della sua funzione è dimostrato dall'ampio potere di controllo esercitato dallo Stato e dalla presenza nel Consiglio di Amministrazione dei rappresentanti dei Ministeri dell'Industria, della Difesa e dell' Interno. Scopo principale del Banco Nazionale di Prova è la verifica delle armi che saranno immesse sul mercato, la loro conformità al Catalogo Nazionale delle armi comuni da sparo e la sicurezza dell'utente finale, di chi usa l'arma. Immediatamente dopo lo scopo è quello di migliorare la qualità delle armi da fuoco e delle munizioni italiane accrescendo nel mondo il prestigio dell'industria armiera nazionale.

L'arma che arriva al Banco Nazionale di Prova per essere sottoposta a prova forzata, e così ogni arma che andrà poi in circolazione sul territorio nazionale, deve riportare già impressi alcuni marchi:

  • il marchio del fabbricante (depositato presso il BNP)
  • il calibro (può sembrare inutile ma serve per evitare confusione all'utilizzatore)
  • il numero progressivo di matricola
  • la dicitura Made in Italy
  • le dimensioni della camera per le armi a canna liscia
  • l'eventuale numero di iscrizione al vecchio Catalogo Nazionale per le armi rigate (il Catalogo Nazionale, istituito con la Legge 110 del 1975 era un elenco gestito dal Ministero dell’Interno nel quale, su richiesta del produttore, venivano registrate le armi da fuoco portatili dotate di canna rigata)

Il collaudo preliminare cui viene sottoposta l'arma presso il Banco consiste in un controllo della presenza dei marchi suddetti, e quindi per certi versi anche in un controllo che attesti la non clandestinità dell'arma, in un controllo visivo per escludere rigonfiamenti o altri difetti e in un controllo dimensionale della camera di cartuccia eseguito con un calibro specifico.

Per le armi ad anima liscia i calibri sono due: uno per la misura di camera massima e uno per la minima.

Per le rigate si impiega solo quello della misura di camera minima e dello spazio di chiusura massimo (che contemporaneamente controlla anche l'inizio della rigatura). Questi calibri vengono verificati e sostituiti con regolarità. Una rugosità eccessiva all'interno della camera può nascondere un possibile e pericoloso cedimento del metallo dopo la prova forzata e per questo motivo l'arma che presentasse un difetto del genere viene respinta con l'indicazione del problema riscontrato. Dopo il controllo preliminare si passa alla prova in surpressione: si sparano 2 cartucce per canna nel caso di carabine, fucili semiautomatici, pistole semiautomatiche e fucili ad anima liscia (3 per quelli destinati a usare pallini in acciaio), 1 cartuccia per camera di cilindro nel caso dei revolver. Le cartucce impiegate hanno una carica forzata che sviluppa almeno il 30% di pressione in più della massima pressione che può essere sviluppata da una cartuccia commerciale.

La C.I.P., Commissione Internazionale Permanente per la prova delle armi da fuoco portatili, definisce i valori di massima pressione media (P max) per le cartucce, commisurati al calibro e alla categoria d'arma. Dunque la cartuccia forzata deve sviluppare almeno una pressione di 1,3 P max: in questo modo, se la cartuccia in commercio rispetta la regola C.I.P. e se l'arma è provata correttamente, non dovrebbero accadere infortuni.

Le prove forzate vengono effettuate all'interno di speciali cabine automatizzate a chiusura stagna che consentono all'operatore di chiudere l'arma e far esplodere i colpi dall'esterno, senza neppure dover indossare una cuffia protettiva. Dalla cabina vengono prelevati direttamente i fumi, mentre il piombo viene convogliato in vasche d'acqua che ne consentono il riciclo. A questo punto il fucile, prendiamo il caso di un sovrapposto ad anima liscia, viene smontato nelle sue parti essenziali, la canna ripulita e nuovamente controllata, questa volta con il solo calibro della misura massima. Se lo sparo non ha prodotto alcuna modificazione strutturale l'arma è idonea e può passare alla punzonatura, che rappresenta il suggello dell'esame superato.

La punzonatura si compone di due operazioni: l'apposizione vera e propria dei segni, eseguita con punzone e martello, e l'immissione di tutti i dati in un archivio elettronico.